Prof. Edmund Kowalski, C.Ss.R.
Lezione 18 - 12 dicembre 2016 (ore 17:50-18:35)
Quale misericordia alla fine della vita umana?
(Bioetica 2)
Lʼesposizione in
classe
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Nella
Vigilia della Divina Misericordia, con la bolla “Misericordiae Vultus”
(11.04.2015), papa Francesco ha indetto un Giubileo Straordinario
dedicato alla celebrazione della misericordia. Ma cos’è la
misericordia? E che vuol dire essere misericordiosi? Esistono domande
senza risposte, ma non risposte senza domande. Questa “vecchia” verità
vale anche per la realtà multidimensionale della misericordia. La
misericordia, infatti, rappresenta un importante, e a volte, ultimo
tentativo di rispondere positivamente a situazioni molto negative o
addirittura drammatiche che la precedono.
Nella
mia sintetica e, per forza, breve “analisi multidisciplinare del
rapporto che intercorre tra misericordia e vita morale” – secondo
l’intento degli organizzatori: i proff. A. Wodka e F. Sacco – vorrei
indicare qualche risposta al fondamentale ed urgente problema: “Che cosa vuol dire essere misericordiosi verso le persone alla fine della loro vita?"
Nel
corso dei secoli, in generale, e negli ultimi tempi, in particolare,
una risposta variamente formulata ha contribuito a delineare specifici
modi ed atteggiamenti radicalmente opposti verso queste persone, sia
dal punto di vista degli obbiettivi che i mezzi: falsa o vera
misericordia.
In seguito, nella mia analisi multidisciplinare, prenderò in considerazione ambedue atteggiamenti-posizioni:
1) Falsa e perversa pietà-misericordia
con il principio di autonomia assoluta,
la tendenza-opzione pro-eutanasica e l’atteggiamento di “sopprimere la
sofferenza” con la soppressione della vita propria o altrui:
- approccio storico – evoluzione filosofico-culturale nei confronti della morte e delle persone alla fine della vita;
- approccio antropologico-etico – mistero della morte – mistero dell’uomo.
2) Vera ed autentica compassione-misericordia
con il principio della dignità della persona,
il diritto fondamentale ed inalienabile alla vita di ogni persona, la
responsabilità verso le persone indifese, ammalate e moribonde, e
l’etica dell’accompagnamento al morente nel suo difficile travaglio di
sofferenza e di morte:
- approccio antropologico-medico – alleviare il dolore, capire il malato terminale;
- approccio antropologico-etico – l’esperienza dei limiti della medicina e l’orizzonte della responsabilità (astenersi dalle terapie sproporzionate):
- approccio etico-morale e teologico-pastorale
– spostare lo sforzo terapeutico dal “guarire” al “prendersi cura”,
l’etica dell’accompagnamento – restare vicini al malato e camminargli
accanto.
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Il programma per lʼesame
Da concordare personalmente con il Docente
Bibliografia fondamentale
- GIOVANNI PAOLO II, Dives in misericordia, LEV, Città del Vaticano 1980;
- ID., Evangelium vitae, LEV, Città del Vaticano 1995;
- FRANCESCO, Misericordiae vultus, LEV, Città del Vaticano 2015;
- ID., Il nome di Dio è Misericordia. Una conversazione con A. Tornielli, Piemme, Milano 2016;
- PONTIFICIO CONSIGLIO “COR UNUM”, Questioni etiche relative ai malati gravi e ai morenti, LEV, Città del Vaticano 1981;
- PONTIFICIA ACADEMIA PRO VITA, Accanto al malato inguaribile e al morente: orientamenti etici ed operativi, LEV, Città del Vaticano 2009;
- W. KASPER, Misericordia. Concetto fondamentale del Vangelo – Chiave della vita cristiana, Queriniana, Brescia 2016;
- P. STEFANI, I volti della misericordia, Carocci, Roma 2015;
- ID., Le donnole del Rabbi. Compassione e misericordia nell’ebraismo, EDB Lampi, Bologna 2016.